Frutti dimenticati 🍒

Due operatrici di CISV Onlus sono venute nella nostra classe, la 2° D, per parlarci di api e biodiversità. Ci hanno proposto di trasformarci in giovani “giornalisti online” e di indagare e raccontare questo tema sul nuovo blog del progetto “Stiamo tutti bene”, creato proprio per questa attività.

Nei primi 2 incontri ci sono stati proposti vari argomenti e noi abbiamo scelto quello che ci incuriosiva di più, ovvero i frutti dimenticati.

Quali sono i frutti dimenticati?

Con l’ espressione “frutti dimenticati” si intendono frutti che hanno accompagnato per secoli l’alimentazione umana ma che, per diverse ragioni, spesso legate alla commercializzazione e al mercato, oggi sono difficilissimi da trovare. Molti di questi, noi non li avevamo mai visti né sentiti.

Ecco alcuni esempi

 

Le nespole

La nespola ha forma rotonda e una buccia spessa. Sono di colore giallo\arancione. Con le nespole si possono preparare marmellate e liquori.

 

Le giuggiole

Il giuggolo è molto visitato dalle api, produce un gran numero di fiori di piccole dimensioni. Le giuggiole hanno una polpa dolce, si usavano per preparare confetture e come medicinale.

 

Le pere/mele cotogne

Le mele/pere cotogne derivano dal cotogno, un antico albero da frutto. I frutti si usano per fare liquori, confetture (cotognate) e venivano usati anche per profumare la biancheria.

 

I corbezzoli

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Il corbezzolo si presenta come un piccolo albero. Ha le foglie sempre verdi e latifoglie. Il frutto è una bacca carnosa e rossa. La pianta viene usata come scopo ornamentale ed è resistente alla siccitá.

 

 

 

Le sorbe

Le sorbe sono arbusti, che producono piccoli frutti rossi. Crescono nei boschi e nei luoghi rocciosi. Sono stati utilizzati in erboristeria perché contengono vitamine C.

 

 

 

Oggi al mercato si trovano soltanto alcuni di questi, come ad esempio le mele\pere cotogne.

I frutti dei nostri nonni

Abbiamo provato a chiedere ai nostri nonni se si ricordano dei frutti oggi scomparsi.

Il nonno di una nostra compagna si ricorda che quando era piccolo e viveva ancora in Sicilia c’era un frutto chiamato carruba che usava per preparare la farina di carruba.

La maggior produzione di questa pianta proviene dal sud, soprattutto dalla Sicilia ed è un elemento ricco di fibre e di zuccheri. Lui faceva seccare i semi poi li metteva da parte e poi tritava la polpa in questo modo veniva fuori una farina. Inoltre, conservava i frutti per diverso tempo e in luoghi freddi e asciutti. La farina di carruba viene utilizzata come sostituto del cacao soprattutto nella preparazione di bevande e di dolci.

 

Scritto da: Jintao Wang, Eleonora Filipozzi, Alice Bertolini, Davide Bacchiani, Maya Guglielmino, Giulia La Torre.

Photo credits: Flickr

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